Fabrizio Dacrema - 01-06-2005
L'approvazione in prima lettura da parte del Consiglio dei Ministri del decreto sulla secondaria conferma la decisione, presa dai responsabili scuola dei partiti del centrodestra, di andare avanti comunque, nonostante la sconfitta elettorale delle regionali.
Decreto secondaria: missione impossibile ?
È pur vero che immancabilmente il centrosinistra si è nel frattempo dato da fare per ridare fiato all'azione governativa, ma il tentativo di completare l'iter del decreto entro la scadenza formale (il 17 ottobre scade la delega) e quella sostanziale (a novembre/dicembre deve essere pronta la macchina amministrativa per permettere le iscrizioni a gennaio) non sarà in ogni caso una impresa facile.
I tempi sono effettivamente ristretti (il tempo medio di approvazione dei precedenti decreti è stato di otto mesi), inoltre, Parlamento (l'opposizione è sul piede di guerra e la maggioranza è tuttaltro che compatta) e Conferenza delle Regioni non faranno ponti d'oro al decreto.
Vasco Errani, Presidente dell'Emilia Romagna, a nome di tutte le Regioni, ha già dichiarato che non ci sarà alcuno sconto, lamentando il non coinvolgimento delle Regioni nella definizione finale dello schema di decreto e rivendicando il diritto a entrare nel merito per la realizzazione della necessaria intesa.
In questo quadro l'unica possibilità del governo di approvare definitivamente il decreto in tempi utili consiste nel blindare il testo, continuare a non ascoltare nessuno, forzare anche istituzionalmente nel rapporto con le Regioni e il Parlamento e arrivare alla meta comunque, costi quel che costi.
A che serve allora approvare una riforma senza consenso né condivisione ? Non certo alla sua possibile e proficua attuazione. Serve solo alle prossime campagne elettorali (le politiche del 2006 e la corsa a sindaco di Milano della Moratti) per poter affermare "Sulla scuola abbiamo attuato il programma: obiettivo raggiunto".
In realtà l'unico risultato conseguito consiste nell'aver indebolito e impoverito la scuola pubblica, per il resto non è cambiato nulla, nessun punto e a capo, casomai progressivo declino, e, soprattutto, nessuna riforma attuata. Il disegno controriformatore non ha fatto il suo ingresso nella scuola reale, è rimasto un orizzonte minaccioso, rifiutato e non applicato nelle scuole grazie agli spazi legittimi dell'autonomia scolastica tutelata dal nuovo Titolo V della Costituzione.
Così è andata per il ciclo primario e così andrà per il secondo ciclo, visto il ruolo determinante affidato dallo stessa norma costituzionale alle Regioni, ora in gran parte contrarie alla Legge 53/03.
Decreto secondaria: missione impossibile ?
È pur vero che immancabilmente il centrosinistra si è nel frattempo dato da fare per ridare fiato all'azione governativa, ma il tentativo di completare l'iter del decreto entro la scadenza formale (il 17 ottobre scade la delega) e quella sostanziale (a novembre/dicembre deve essere pronta la macchina amministrativa per permettere le iscrizioni a gennaio) non sarà in ogni caso una impresa facile.
I tempi sono effettivamente ristretti (il tempo medio di approvazione dei precedenti decreti è stato di otto mesi), inoltre, Parlamento (l'opposizione è sul piede di guerra e la maggioranza è tuttaltro che compatta) e Conferenza delle Regioni non faranno ponti d'oro al decreto.
Vasco Errani, Presidente dell'Emilia Romagna, a nome di tutte le Regioni, ha già dichiarato che non ci sarà alcuno sconto, lamentando il non coinvolgimento delle Regioni nella definizione finale dello schema di decreto e rivendicando il diritto a entrare nel merito per la realizzazione della necessaria intesa.
In questo quadro l'unica possibilità del governo di approvare definitivamente il decreto in tempi utili consiste nel blindare il testo, continuare a non ascoltare nessuno, forzare anche istituzionalmente nel rapporto con le Regioni e il Parlamento e arrivare alla meta comunque, costi quel che costi.
A che serve allora approvare una riforma senza consenso né condivisione ? Non certo alla sua possibile e proficua attuazione. Serve solo alle prossime campagne elettorali (le politiche del 2006 e la corsa a sindaco di Milano della Moratti) per poter affermare "Sulla scuola abbiamo attuato il programma: obiettivo raggiunto".
In realtà l'unico risultato conseguito consiste nell'aver indebolito e impoverito la scuola pubblica, per il resto non è cambiato nulla, nessun punto e a capo, casomai progressivo declino, e, soprattutto, nessuna riforma attuata. Il disegno controriformatore non ha fatto il suo ingresso nella scuola reale, è rimasto un orizzonte minaccioso, rifiutato e non applicato nelle scuole grazie agli spazi legittimi dell'autonomia scolastica tutelata dal nuovo Titolo V della Costituzione.
Così è andata per il ciclo primario e così andrà per il secondo ciclo, visto il ruolo determinante affidato dallo stessa norma costituzionale alle Regioni, ora in gran parte contrarie alla Legge 53/03.